lunedì 27 luglio 2015

Ebano e ghiaccio (seconda parte)



Dall´altra parte della scoscesa montagna si stendeva Minartee, la città pagana, le sue auree spirali lavorate e cupole di screziato marmo ergendosi orgogliose verso il coperto cielo dalla gelida alba. Stette in agguato dietro le muschiose rupi accanto al sentiero del Nord proveniente dall´Ultimo Mare finché non fu riuscito a spogliare un solitario pellegrino che si dirigeva verso la malsana città. Si mise la rozza veste di quello e così attraversò il recinto di pietra di Minartee senza essere avvertito. Appena dentro, si incamminò verso il tempio degli eretici. Si diceva che i suoi empi sacerdoti avidi offrivano il loro consiglio in cambio di un po´ di sangue. Così fece, mascherandosi da pellegrino. Nessuna risposta gli fu offerta.

Poco dopo partì da Minartee in direzione Nord, lungo le terre palustri. Se tanti rospi quanti fauni gli gracidarono la risposta burloni, lui non la capì affatto. Arrivato all´Ultimo Mare, convinse un gruppo di marinai corrugati dall´acqua ad arruolarsi in una traversata di un lustro costeggiando tutte le terre conosciute. Là conobbe molte persone e a tutte loro chiese. Nessuno poté rispondergli.

Alla fine ritornò a casa, afflitto e con l´aria appassita, i suoi occhi perduti per sempre nella distanza, cercando senza sosta una risposta. Si presentò nel palazzo, ed entrò nella camera della principessa senza essere annunciato. Ella se ne stava seduta sul suo trono reale. Nel guardarlo, sembrò ricordarsene e abbozzò un fugace sorriso. Allora lui seppe.

Ebano e ghiaccio si trovavano lì, battendo su un trono d´avorio.

martedì 21 aprile 2015

Ebano e ghiaccio (prima parte)

Una volta ci fu un´altera principessa che sfidò capricciosa il suo fedele e devoto innamorato chiedendogli un enigma che lo stesso dio fennec le aveva sussurrato durante la sua solitaria adorazione al di là della Porta del Mistero.
"Dove si trovano insieme ebano e ghiaccio?" volle sapere la alta principessa di occhi grigi.













 



Il nome del suo innamorato non si ricorda più. Un grosso muro d´oblio fu alzato da allora, sebbene la sua triste traversata perdura ancora.
Lui non era un uomo saggio e né le secolari litanie né l´arcano culto che la principessa professava gli dicevano niente. Non poteva penetrare nel sapere dei libri. Soltanto poteva orientarsi attraverso le brillanti pupille del suo amore. Così se ne andò in cerca di una risposta.
Cavalcò lungo la Valle dei Condannati bisbigliando la domanda, come timoroso di scordarla. La solitudine fu la sua compagna tra le ossa incorrotte di guerrieri morti d´antan. Lì dovette consegnare il suo caro destriero ai loro svolazzanti spiriti per scappare dalla valle. I crani non gli risposero.
Poi affrontò la torva Rupe del Sacrificio, piena di orribili e disumani abitanti riempiti di una carnale ansia per chiunque che scoprissero. Appena poté eluderli mentre ascendeva. Mai sarebbe trovata la risposta lì.
(CONTINUA...)

lunedì 13 aprile 2015

A volte penso a te






A volte penso a te,
quando tu sei apparsa d´improvviso
sul sorriso d´un altra fanciulla,
come uno spettro del passato
che subito scompare burlone
e mi lascia allora
vinto dalla tristezza.

venerdì 3 aprile 2015

Siete i benvenuti

Siete i benvenuti, la mia tana scura vi aspetta.
Ecco un mio piccolo racconto noir.



“Nessuno è più furbo di me, Donnola”. Ecco quello che il signor Terzuoli diceva.
“Certo, capo”, gli rispondevo sempre io. Invece pensavo di no. Anche pensavo molto alla signora Terzuoli, al suo corpo snello, al suo sguardo che sembrava dirmi di sì da soli.
Faceva freddo la notte che Guercio e Rospo mi catturarono. Rospo va pazzo per i pugni americani.
Il signor Terzuoli ci stava aspettando nel molo, l´aria tranquilla, accanto a un blocco di cemento armato appena fatto. Sebbene lui non abbia fatto nessun cenno verso di me, non potei fare a meno di raggomitolarmi. Un bel colpo me l´aspettavo.
“Hai oltrepassato i limiti, Donnola”, disse Guercio, sostenendomi per le mani ammanettate mentre Rospo sommergeva i miei piedi fino allo stinco nel cemento ancora fresco.
Rimasi così qualche mezz´ora, sino a diventare intrappolato, senza parlare.
“Nessuno è più furbo di me, Donnola”, disse poi il signor Terzuoli.
Tra Rospo e Guercio, mi gettarono nell´acqua scura. Mi affondai.
Dopo qualche minuto, non ci fu che quiete. Silenzio.