La giustizia è un frutto che ha bisogno di enormi cure:
sceglierne il seme, lavorare la terra, osservarla, coccolarla ed aspettare.
Aspettare sempre.
Quando Taddy divenne T´adeus, seppero che l´attesa non era
eterna. Era ora di raccoglierne il frutto.
T´elm allentò un bullone e truccò un manometro. Ed osservò.
Con taciturnità suicida, senza trascurare il resto dell´impianto. Settimana
dopo settimana, mese dopo mese. La pressione in un piccolo contenitore
secondario di permafrost incominciò ad aumentare in modo impercettibile per
qualsiasi infrapersona o camera di sorveglianza, se ci fosse stata. Soltanto
T´elm poteva rendersene conto. E T´elm voleva un figlio.
Tre mesi prima che accadesse, lui previde l´esplosione della
Cuocitrice con una precisione di qualche decimo di secondo.
Il giorno che aspettavano, T´elm linguò le ultime istruzioni
a T´ayl, mentre la freddezza tentava di congelare il suo cervello. I curatori
dovevano essere drogati e spostati con discrezione. Gli Evoluzionatori dovevano
morire. Le gabbie dovevano aprirsi. Tutto ciò in quest´ordine, sette minuti
prima del secondo turno di T´estudo gli avrebbe permesso di scappare. Sei
minuti prima li avrebbe distrutti.
T´ayl linguò il piano a T´adeus.
“Potrai farlo?”
“Certo, tartarughina. Tu cosa credi?”
“Che farai con i curatori?”, continuò a domandare lei, un
po´ turbata. T´adeus non sapeva niente del legame che la univa a T´elm. Lei non
gli aveva detto niente. Oppure se lo sapeva, non gliene importava.
“G´eld fa
impazzire i cuochi. Il pranzo di oggi stillerà droga”, rispose lui,
arrogante.
“E con gli Evoluzionatori?”
“Me ne occuperò io.”
Ed i suoi pensieri divennero torbidi come l´acqua della
palude dove la sua parte antica cacciava le anatre. La parte che ricordava
T´ayl.