venerdì 29 dicembre 2017

Ancora il fiume


Il fiume. Sempre il fiume. Inondando le macerie dei miei antenati: la cattedrale di un vecchio dio dimenticato, le quattro torri che puntano verso il cielo gravido di neve. Forse il dio se n´è arrabbiato con loro e da allora non ha smesso di nevicare. Forse sì, perché una di loro è stata troncata come le dita dei selvaggi che pigliamo nella sponda destra. Non c´è molto cibo qui. Così che sto rischiando le mie dita nel attraversare l´altra sponda. L´acqua è così fredda come il rifiuto della mia tribù. Sarò un uomo presto. Non c´è posto per tutti. La corrente mi trascina e mi fa sbattere contro una pantera di bronzo muscoso quasi così grande come una vera. Mi spingo contro di essa con i miei piedi intorpiditi. Sulla riva sinistra, gli alberi affamati mi sentono e si agitano bloccandomi il passo. A poco a poco mi sprofondo verso i delfini e gli edifici sommersi. Non posso attraversare l´Ebro. Me l´impedisce l´albereto.