Dall´altra parte della scoscesa
montagna si stendeva Minartee, la città pagana, le sue auree spirali lavorate e
cupole di screziato marmo ergendosi orgogliose verso il coperto cielo dalla
gelida alba. Stette in agguato dietro le muschiose rupi accanto al sentiero del
Nord proveniente dall´Ultimo Mare finché non fu riuscito a spogliare un
solitario pellegrino che si dirigeva verso la malsana città. Si mise la rozza
veste di quello e così attraversò il recinto di pietra di Minartee senza essere
avvertito. Appena dentro, si incamminò verso il tempio degli eretici. Si diceva
che i suoi empi sacerdoti avidi offrivano il loro consiglio in cambio di un po´
di sangue. Così fece, mascherandosi da pellegrino. Nessuna risposta gli fu
offerta.
Poco dopo partì da Minartee in
direzione Nord, lungo le terre palustri. Se tanti rospi quanti fauni gli
gracidarono la risposta burloni, lui non la capì affatto. Arrivato all´Ultimo
Mare, convinse un gruppo di marinai corrugati dall´acqua ad arruolarsi in una
traversata di un lustro costeggiando tutte le terre conosciute. Là conobbe
molte persone e a tutte loro chiese. Nessuno poté rispondergli.
Alla fine ritornò a casa,
afflitto e con l´aria appassita, i suoi occhi perduti per sempre nella
distanza, cercando senza sosta una risposta. Si presentò nel palazzo, ed entrò
nella camera della principessa senza essere annunciato. Ella se ne stava seduta
sul suo trono reale. Nel guardarlo, sembrò ricordarsene e abbozzò un fugace
sorriso. Allora lui seppe.
Ebano e ghiaccio si trovavano lì,
battendo su un trono d´avorio.
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